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Artist in Residence a cura di 21st Century Museum of Contemporary Art e Kanazawa College of Art Kanazawa, Giappone 2002

Dedicato agli abitanti delle case

L’opera è stata realizzata nel contesto del progetto “Artist in Residence”, promosso dal 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa ed è consistita nell’istallazione di piccole lampade sulle facciate delle abitazioni adiacenti al sito dove sarebbe stato eretto il museo degli architetti Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / S A N A A. Un sensore posto all’interno dei singoli appartamenti permetteva di rilevare i movimenti degli abitati e attivare la lampada all’esterno ogni qualvolta qualcuno era presente nell’abitazione. Il pulsare delle lampade rivelava a chi guarda dall’esterno la vita dentro le abitazioni. L’intento dell’opera è stato anche quello di avvicinare la comunità locale all’arte contemporanea, in previsione della costruzione del nuovo museo. Con la collaborazione dei docenti e degli studenti del Kanazawa College of Art, l’artista ha incontrato ogni famiglia per chiedere personalmente di aderire al progetto. Per supportare l’intervento, è stata inoltre promossa un’estesa campagna pubblicitaria attraverso manifesti che mostravano le facciate delle abitazioni con le lampade accese: il linguaggio della pubblicità ha permesso a tutta la comunità di conoscere il progetto, indipendentemente dal suo venire percepito come un intervento artistico o meno. L’opera è un’evoluzione degli interventi presentati a Casa Masaccio, a San Giovanni Valdarno (AR), nel 1996; alla Galleria Galliani, a Genova, nel 1997; e a Watou, nel 1999, in occasione della mostra “Serendipiteit – Poëziezomer”. A proposito di questa serie di opere, Luca Cerizza scrive: “Queste topografie luminose raccontano di un dialogo tra spazio privato e pubblico. Il privato, registrato in forme minimali e lontano da ogni minima tentazione di voyeurismo ed esibizionismo, esce dal suo perimetro per farsi ‘spettacolo’ pubblico. Il pubblico, la vita di una città, di un quartiere, di uno spazio di socialità è alimentato da nuovi segni, come nuove informazioni che si sovrappongono a una mappa che si credeva definita.” [Luca Cerizza, “Il sistema emotivo: Strutture e topografie nel lavoro di Alberto Garutti”, in Tre tentativi per un catalogo ragionato dell’opera di Alberto Garutti, Kaleidoscope Press, Milano, 2010, p. 14-15]