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All’Aperto a cura di Barbara Casavecchia e Andrea Zegna Fondazione Ermenegildo Zegna, Trivero (BI), 2009

Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno

L’opera è una serie di panchine, distribuite in vari luoghi della città, sulle quali sono collocate delle sculture che ritraggono i cani appartenenti alle famiglie di Trivero (BI). Su ciascuna panchina è incisa la didascalia: “Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno”. “Quando mi è stato chiesto di far un lavoro sul territorio ho pensato immediatamente ai cani. Primo, perché assomigliano ai padroni, non solo fisicamente ma anche psicologicamente; poi, perché in fondo hanno il territorio nel naso; e infine, perché sono una meravigliosa metafora dell’arte: come le opere, dialogano e parlano con tutti.” L’artista ha quindi immaginato l’intervento come un meccanismo in grado di costruire relazioni inattese tra la società degli uomini e quella degli animali. “Con quest’opera – continua – ho cercato di costruire un dispositivo in grado di modificare in modo sottile il paesaggio di Trivero, che in fondo è il racconto stratificato della convivenza tra uomo e natura.” La didascalia mira a diffondere l’intervento nella città sotto forma di “pettegolezzo”, oltre che arredo urbano. “Quello che m’interessa è che l’opera in qualche modo si propaghi come una miccia nel tessuto sociale. Spero e immagino che i proprietari dei cani si parlino tra loro e così via; spero che i racconti della gente si diffondano lentamente nel territorio in modo spontaneo, costruendo un nuovo paesaggio: esattamente come è un paesaggio ‘altro’ quello dei cani. Può darsi che i cittadini veicolino l’opera senza rendersene conto. Inconsapevolmente saranno l’opera… In questo caso più che mai i cittadini e i loro cani sono stati parte centrale del processo e spero diventino veicolo di narrazioni potenzialmente infinite, nello spazio e nel tempo.”