https://www.albertogarutti.it/en/opera/questopera-e-dedicata-alle-ragazze-e-ai-ragazzi-che-in-questo-piccolo-teatro-si-innamorarono/

a cura di Antonella Soldaini Teatro di Fabbrica, Peccioli (PI) 1994-1997

Quest’opera è dedicata alle ragazze e ai ragazzi che in questo piccolo teatro si innamorarono

L’opera è consistita nella ristrutturazione filologica di un piccolo teatro a Peccioli (PI), luogo caro alla comunità, ma allora in disuso. Su una lastra di pietra, installata all’ingresso del teatro, è incisa la frase: “Dedicato ai ragazzi e alle ragazze che in questo piccolo teatro si innamorarono.” L’intervento, che costituisce la prima committenza pubblica ricevuta dall’artista, è seminale del metodo che connoterà tutte le sue successive opere nello spazio della città: l’incontro con i cittadini, i destinatari dell’opera, ma indirettamente anche i suoi committenti, inteso come un grimaldello per stimolare un’aggiornamento linguistico dell’opera; l’indagine nel territorio, di cui l’opera non intacca la memoria storica, ma anzi ne fa il suo tema; il commento alle dinamiche economiche del sistema dell’arte, per cui l’artista mette a disposizione la propria “professionalità” e l’intero budget per un’intervento “utile” alla cittadinanza; il ricorso alla didascalia come dispositivo attivatore e alla dedica come “motore perpetuo” dell’opera. A Peccioli così la ristrutturazione diveniva l’occasione “estetica” per affermare un procedimento metodologico che l’artista definisce “macchiavellico”, perché l’opera da un lato si integra nel territorio sociale e geografico, dall’altro si rivolge al sistema dell’arte esplorandone i linguaggi. “Per me la priorità era realizzare un’opera che non fosse rifiutata dalla cittadinanza – afferma l’artista – un’opera con un impatto ambientale minimo, che spostasse il livello linguistico così da evitare demagogie populiste. Tutto questo significava, allora come adesso, lavorare sul metodo e in un modo politico piuttosto che fare un’opera politica.” “Lavorando a opere pubbliche – continua – ho intravisto il pericolo di autoreferenzialità del sistema dell’arte. Ho capito quindi che bisognava praticare un ‘andare verso’… E in fondo che cos’è un’opera se non un incontro? ‘Andare verso’ contiene un’idea politica; e in questo senso il mio lavoro è politico, proprio perché è teso a instaurare una trama di relazioni con la città” [Achille Bonito Oliva, “Alberto Garutti”, in Enciclopedia della parola. Dialoghi d’artista. 1968-2008, Skira Editore, Milano, 2008, pp. 396-405] L’Opera per la Corale Vincenzo Bellini, realizzata a Colle Val d’Elsa, per “Arte all’Arte“ nel 2000, consisterà anch’essa nella ristrutturazione di un edificio, in questo caso la sede di un gruppo corale della città.