https://www.albertogarutti.it/en/opera/tutti-i-passi-che-ho-fatto-nella-mia-vita-mi-hanno-portato-qui-ora-0-anversa/

2004 - siena
2007 - anversa
2011 - Malpensa
2011 - milano
2012 - londra
2015 - firenze
2017 - lugano
2019 - kaunas
2020 - loreto aprutino
2020 - copenaghen
2021 - tokyo
2023 - PESCARA

2004 – 2023

Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora

L’opera è una pietra collocata nella pavimentazione, sulla quale è incisa l’iscrizione: “Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora”.

Presentato per la prima volta a Siena nel 1004, e successivamente riproposto nel contesto del progetto di Pierluigi Nicolin per l’Aeroporto di Milano-Malpensa nel 2011, l’intervento è rivolto a ogni passante che, attraversando gli spazi dell’aeroporto e quelli ad esso connessi (come alcune stazioni ferroviarie a Milano e in Lombardia), si fermerà leggendo questo breve testo sul pavimento. In questo modo l’opera esplora la fitta rete di relazioni che ogni persona attiva con la propria esistenza, svelando all’improvviso allo stesso spettatore la complessità del proprio vissuto, sottolineando il valore dell’energia cinetica e potenziale racchiusa nella vita di ciascuno di noi. Questa costellazione di opere costituirà una sorta di mappa di infiniti viaggi, infinite esistenze,innumerevoli relazioni metafora di una società complessa,stratificata e ubiqua come la nostra.

Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora incarna contemporaneamente un carattere di site-specificity e di ubiquità, di scala micro e macro. “Le mie opere sono progettate per essere destinate a un luogo preciso – continua l’artista – e al tempo stesso cercano la massima dispersione. […] Urbanistica e dettaglio hanno una radice comune, e credo di poter dire che una dimensione scaturisca dall’altra e viceversa; si tratta di due differenti approcci allo spazio, che si scambiano i ruoli durante il progetto dell’opera.” [Stefano Boeri, Alberto Garutti, Hans Ulrich Obrist, in Tre tentativi per un catalogo ragionato dell’opera di Alberto Garutti, Kaleidoscope Press, Milano, 2010, p. 18] L’opera vive quindi della sua propagazione e per questo non se ne possono conoscere i limiti.